mercoledì 13 agosto 2008

Caro-scuola: a Bologna 4 licei su 5 sforano i limiti imposti dal ministero

Sembra proprio che a Bologna iscriversi alle scuole superiori costi più che in qualunque altra città d'Italia! A dirlo è l'associazione Altroconsumo, alla quale si associa l'AIE, l'Associazione Italiana Editori. I limiti imposti dal ministero sono quasi sempre violati dagli istituti superiori bolognesi. Per esempio, per quanto riguarda i licei classici, la quota è fissata a 320 euro, tuttavia è noto che i più noti "classici" di Bologna - il Minghetti e il Galvani - sforano tale quota e contribuiscono a rendere il caro-scuola sempre più pesante per le tasche delle famiglie bolognesi.

Ma non sarebbe corretto dare la colpa interamente ai licei classici: anche gli altri indirizzi hanno da tempo i loro problemi per quanto concerne l'acquisto di libri scolastici. Il Righi, il Malpighi, il Rosa Luxemborg rientrano nella speciale - in senso negativo - classifica del caro prezzi scolastico. Per la cronaca le quote fissate per la prima classe di ciascun indirizzo superiore è di 320 euro per i classici - come si è detto -, 305 per gli scientifici, 290 euro per i commerciali e 240 euro per gli industirali.

C'è da domandarsi per quale ragione Palazzo D'Accursio non intervenga a riportare l'ordine nel marasma scolastico di Bologna. Se vi sono delle scuole che non rispettano i tetti massimi fissati, allora è necessario che vengano richiamate al loro ruolo di difensori della cultura (non dei commercianti...) e - se non serve - punite ragionevolmente. Perchè non è possibile tollerare che le famiglie bolognesi, già gravate da una decadenza che attraversa da tempo Bologna, abbiano come ulteriore peso da sopportare quello di un incalzante caro-scuola.

La cultura e l'istruzione non può sottomettersi alle speculazioni commerciali, come se si trattasse di un qualunque genere di commercio.

martedì 12 agosto 2008

La Jihad a Bologna


Bologna, 9 agosto 2008 - Vivevano tra il Bolognese e la Romagna, ma sognavano il martirio in Iraq e Afghanistan. Per questo studiavano i discorsi di Osama Bin Laden, Al Zarqawi, Al-Zawahiri, si scambiavano cd con canti jihadisti e manuali per l'uso di esplosivi o si trovavano in casa per vedere filmati di decapitazioni e suicidi.
A capo della cellula terroristica, c'era Jarraya Khalil, arrestato a Faenza, ritenuto l'emiro del gruppo ovvero - spiegano gli inquirenti, la guida operativa-militare e ideologica-spirituale. Ruolo che gli veniva riconosciuto dagli altri aspiranti terroristi - in cerca di contatti internazionali per immolarsi alla causa della Jihad non in Italia ma in zone di conflitti - per i suoi trascorsi giudiziari (ha infatti alle spalle una condanna a 5 anni di carcere emessa dal Tribunale di Bologna divenuta definitiva nel 2003 con la Cassazione, solo in parte scontata, per fatti con finalità simili) ma principalmente per l'esperienza acquisita combattendo assieme alle milizie bosniache del cosiddetto "battaglione dei mujihaddin" nel corso della guerra nell'ex Yugoslavia. Da qui il soprannome di "colonello" .

Al suo fianco il "luogotenente" Mohamed Chabchoub, l'informatico del gruppo, arrestato a Dozza Imolese, costantemente impegnato nell'attività di acquisizione e diffusione - attraverso internet ma anche da fonti dirette, tra cui cellule terroristiche tunisine - di documentazione a fini di propaganda e proselitismo. Filmati, cd rom, documenti: era anche addetto alla raccolta dei soldi da consegnare al "capo"- l'unico del gruppo che non lavorava, venendo di fatto mantenuto - per le necessità della struttura terroristica: soldi in parte derivanti dall'offerta islamica, parte pare anche dai guadagni degli adepti, che svolgevano lavori regolari come operai o trasportatori, o da espedienti, come una truffa a una assicurazione messa in atto da uno degli arrestati che ha fruttato 3.500 euro, poi girati ai fratelli bosniaci.

Sei in totale le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Bologna Rita Zaccariello, di cui cinque eseguite all'alba di oggi: oltre ai due capi dell'organizzazione, sono stati arrestati tre adepti della cellula, un marocchino - Hechmi Msaadi , e due tunisini, Chedli Ben Bergaoui e Mourad Mazi, tutti di età compresa tra i 30 e i 40 anni, in italia con regolare lavoro e famiglia. Oltre alla passione di immolarsi per la Jihad, svolgevano regolarmente anche le attività religiose in moschea, a Faenza, stando ben attenti a parlare solo al di fuori della moschea, come prevedeva il loro regolamento, e con persone estremamente fidate.

All'appello degli arrestati, manca un tunisino, che è latitante: i tre adepti della cellula, tutti residenti nell'imolese, sono stati arrestati in zona. Solo Bergaoui è stato preso alla stazione di Bologna, diretto a Genova dove aveva intenzione di imbarcarsi per la Tunisia.

L'inchiesta - svolta dalla Digos di Bologna in collaborazione con la Digos di Ravenna e il Commissariato di Imola - è nata tre anni fa, nell'agosto del 2005 grazie all'acquisizione fiduciaria, alcune settimane dopo gli attentati di Londra, di numeroso materiale contenuto in un scatola in un casolare dell'imolese: oltre 1000 pagine di documenti scritti in arabo, più quattro cd -rom, nella disponbilità di Mohamed Chabchoub, residente a Toscanella di Dozza.

Tutto è stato rimesso a posto per consentire una indagine che si è poi sviluppata, nel corso degli anni, con intercettazioni ambientali, telefoniche e infomatiche. Tredici in totale gli indagati, numerose le perquisizioni che hanno seguito gli arresti, 15 in totale. La maggior parte è avvenuta in provincia di Imola, a Faenza e due nella provincia di Como.

Il nome dell'operazione "El Khit" (Il filo) deriva, spiegano gli inquirenti, dall'ossessiva ricerca da parte degli indagati della persona che potesse facilitare loro l'ingresso in zone di conflitto - Iraq e Afghanistan quelle prescelte - allo scopo di immolarsi per la causa della Jihad. Una cellula inquadrata nel contesto di Al Qaeda per l'area del Magreb, che guardava alla Siria per i finanziamenti, questi ultimi indirizzati anche a gruppi islamici-bosniaci già pronti per l'azione. Nessun contatto diretto si era comunque concretizzato, anche in seguito al disturbo provocato alla cellula dalle indagini, e nessun interesse di tipo terroristico era rivolto all'Italia o all'Europa: dal 2006, tuttavia, gli adepti si erano messi a parlare al telefono anche in codice. Fanatici fino alle estreme conseguenze: tanto che uno degli arrestati mostrava i filmati della jihad alla figlioletta di 4 anni.

Dalle intercettazioni ambientali, è poi emersa anche la grande soddisfazione in seguito agli attentati agli alberghi di Hamman: "Loro ce l'hanno fatta", commentavano gli arrestati tra le urla di gioia. L'addestramento era complesso: non prevedeva quello fisico, tipico dei campi militari, ma veniva spiegato agli adepti come ad esempio si dovevano usare i cellulari, o altri strumenti informatici, e come ad esempio bisognava "abbandonare" il campo. Un proselitismo iniziato tra le mura del carcere, in seguito all'arresto di Jarraya, e poi continuato con discrezione, ma altrettanta convinzione, tra le mura domestiche. "Non è solo chi si immola che compie la jihad - registra una intercettazione ambientale - ma anche chi lavora equipaggiando i nopstrai mujihaddin".

"Voglio partire, è solo un programma, ma quando si tratta di paradiso non c'è altruismo".Sono le inquietanti parole di Khalil Jarraya, il capo della cellula terroristica bolognese che voleva partecipare alla guerra santa in Iraq e Afghanistan, riportate nell'ordinanza di custodia cautelare che lo ha portato in carcere.

Jarraya, che non sa di essere intercettato, sta parlando con Hechmi Msaadi, uno dei gregari, pronto a partire per l'Iraq assieme a Chedli Ben Bergaoui: in alcune circostanze - hanno spiegato gli inquirenti - Msaadi ha simulato un'azione di martirio. Dalle indagini, risultano come i due che avevano desiderio di immolarsi. A Jarraya risponde : "Non c'è altruismo per andare in paradiso: chi è pronto parta". E il "capo" replica: "Basta che siamo poche persone, io, te, e altri due", e cita il suo braccio destro, il luogotenente Mohamed Chabchoub e Ben Chedli Bergaoui. Quest'ultimo, tra i militanti, è quello che ha manifestato in molte circostanze la sua piena adesione a una visione radicale dell'islam, discutendo anche di questioni organizzative dell'associazione. L'unico marocchino del gruppo, Mourad Mazi, mostra invece nei dialoghi captati la piena consapevolezza di appartenere a un gruppo clandestino.

Inoltre rafforza i suoi legami con il capo anche per il contratto di lavoro- ovviamente fittizio, come colf - fatto dalla moglie a favore della moglie dello stesso Jarraya. Sempre nelle intercettazioni di Jarraya, altre parole inquietanti, che dimostrano il livello dell'organizzazione. "C'è un fratello pronto a partire - spiega - che sta per arrivare a Imola: deve essere equipaggiato. Chi equipaggia uno per la jihad è come se l'avesse fatta". "Kalil Jarraya - spiega Claudio Galzerano dell'Ucigos - è la figura chiave dell'organizzazione: prima combattente, poi reduce, infine passa di livello: non più "operativo", ma reclutatore".

L'indagine, che ha un respiro internazionale, è stato coordinata dai magistrati bolognesi Paolo Giovagnoli e Luca Tampieri: grazie all'applicazione del decreto Pisanu, è stato possibile contestare alla banda i reati di arruolamento e addestramento per finalità di terrorismo. Il martirio come scelta di vita: questa l'incredibile realtà che emerge dagli atti dell'inchiesta, incarnata da persone che vivevano in Italia da anni, con una vita del tutto normale. Per apparire il più possibile occidentali, seguivano una specie di regolamento in cui si raccomandava di tagliarsi regolarmente la barba, di vestirsi all'occidentale, di bere alcolici, di non frequentare le moschee.


mercoledì 30 luglio 2008

Militari a Bologna: giusto il loro impiego

In arrivo a Bologna 60 militari - come previsto dal decreto sicurezza recentemente approvato dal Parlamento - per presidiare le zone "calde della città". Tuttavia Cofferati si oppone e afferma: "La sorveglianza sara attuata solo ed esclusivamente su zone come il C.P.T." e aggiunge: "Se la finalita' nell'uso dei militari sara' questa, il loro arrivo puo' avere un effetto positivo. Fosse altra cosa, quella invece di fargli presidiare il territorio- avverte Cofferati- non sarei d'accordo e lo troverei anche controproducente".

Il sottoscritto, invece, la pensa diversamente. Penso che Bologna versi in uno stato di profondo degrado, penso sia molto vicina a una crisi dal punto di vista della sicurezza. Ed è per questo motivo che i militari dovranno coadiuvare le forze dell'ordine per permettere un controllo dal punto di vista territoriale più efficace e per garantire la sicurezza dei cittadini bolognesi.
Le polemiche della sinistra si rivelano, come al solito, strumentali e anti-italiane perchè non rispettano il diritto alla sicurezza dei cittadini.
(in alto, il logo dell'Esercito italiano)

sabato 26 luglio 2008

Bolognese aggredito da due albanesi. Altra violenza ad opera di stranieri!

Ancora un altro caso di violenza ad opera di stranieri contro italiani. Due giorni fa, presso i Giardini Margherita di Bologna, vi è stata un'aggressione - a tutt'oggi rimasta senza spiegazione - perpetrata da due albanesi di 23 e 25 anni i quali, armati di una mazza di matello, hanno aggredito un bolognese di 26 anni.

L'aggressione è avvenuta verso le ore 3.30 presso lo Chalet dei Giardini Margherita. Il bolognese ha raccontato di non aver avuto la più pallida idea del perchè dell'aggressione. I due albanesi, comunque sono stati arrestati poco dopo e dovranno rispondere di aggressione e porto illegale di oggetto atto ad offendere.

E' un episodio che lascia sconcertati perchè è chiaro che i cittadini non possono più sopportare una simile violenza e una simile arroganza da parte degli stranieri. E' giunto il momento di aprire una nuova stagione di tolleranza zero: quando non è possibile educare questo tipo di persone e a fare loro assimilare la nostra cultura, i nostri costumi e le nostre abitudini, allora è necessario agire di conseguenza e punirli duramente e senza titubanze!

BASTA ARROGANZA STRANIERA! BOLOGNA AI BOLOGNESI!

mercoledì 23 luglio 2008

Sempre e per sempre STRISCE BLU

Sono in arrivo altre strisce blu a Bologna. La zona interessata è quella tra via Saliceto, viale della Liberazione, via Stalingrado e l'asse Jacopo di Paola-Bonvicini. La sosta costerà 1 euro all'ora.
E' quanto ha deliberato oggi il Consiglio Comunale di Bologna introducendo la costruzione di 1.632 e 1.759 stalli. La delibera è stata approvata con 23 favorevoli (PD, SD, PRC), 6 contrari (FI, LTB), 3 astenuti (consiglieri per Guazzaloca).

E' un fatto importante per la città, soprattutto per le recenti contestazioni nei riguardi di questo sistema di pagamento. Con la costruzione di ulteriori strisce blu si rischia di peggiorare una situazione già abbastanza tesa, nella quale i cittadini bolognesi sono scontenti per il recente proliferare delle strisce.

E' necessario semplificare tutto il sistema urbanistico della città per non esasperare la situazione.

lunedì 21 luglio 2008

Nella prova di assunzione... ti fanno andare su Rifondazione...


Sembra strano, ma è successo. Attraverso fonti che vogliono rimanere anonime, vengo a sapere che in questi giorni una signora di Bologna, S. N., si è presentata alla sede dell'Assemblea Legislativa di viale Aldo Moro (Bologna) e ha sostenuto una prova di assunzione come videoterminalista.
Fin qui tutto bene. Senonchè alla suddetta S. N. è stato chiesto - durante la seconda fase della prova - di andare a "navigare" (on-line) sul sito di Rifondazione Comunista. Alla domanda della signora sul perchè proprio quel sito, la risposta è stata: "Siccome la nostra dirigenza è di Rifondazione Comunista, vogliamo che la prova si svolga su questo sito".
La faziosità e la disonestà intellettuale di una simile affermazione è palese ed è semplicemente incommentabile. Come è possibile che una prova di assunzione come videoterminalista in Regione proponga simili prove con simili destinazioni? Tutto ciò è davvero incomprensibile e il sottoscritto si dichiara solidale con la signora S. N., poichè anche lei ha trovato la cosa sconcertante.
Bisognerebbe avviare una procedura urgente nelle sedi più indicate per far luce sulla questione e per evitare che avvenimenti del genere si ripetano. Chi scrive si impegna a diffondere la notizia attraverso tutti i mezzi di comunicazione bolognesi disponibili e invita tutti i lettori a fare altrettanto.

mercoledì 16 luglio 2008

Verdi ambientalisti? Quelli di Bologna sono peggio dei teppisti no-global


Il segretario dei Verdi bolognesi, Carlo Bottos, è stato condannato a 20 giorni di carcere per aver lanciato fumogeni contro un CPT, nel 2005. Lo riporta "Il Bologna".

Mi sorge un dubbio: i Verdi non sono quel partito a cui dovrebbe stare a cuore i temi ambientalisti e animalisti? Non dovrebbero essere coloro che si impegnano per il raggiungimento di un'energia alternativa, in modo che l'Italia - parole loro - "non sia più succube del nucleare"?. Evidentemente c'è qualcosa che non va, perchè se è vero che neanche prima i Verdi si erano mai impegnati al raggiungimento dei loro scopi (vedi l'indimenticabile - purtroppo - Pecoraro Scanio, uno dei peggiori ministri del precedente governo Prodi), addirittura ora si disinteressano volutamente degli argomenti per passare a... le motov contro i CPT.

Ora la domanda è: "Questi sono ambientalisti?", la risposta è: "No, questi sono criminali". Perchè un segretario di un partito, almeno fino alla scorsa legislatura, che è stato in Parlamento non si può permettere simili atti di terrorismo (sì, terrorismo) tipici dei teppistelli no-global. Lo stesso discorso bisognerebbe farlo per i vari Rifondazione, PdCI ecc..., ma dato che parliamo dei Verdi non spostiamoci dal discorso...

In conclusione tutto questo è grave, molto grave. Perchè le derive criminali sono sempre state per i partiti fonte di perdita clamorosa dell'elettorato che non può tollerare simili gesti.

lunedì 14 luglio 2008

Il segretario del PdCI Bologna ai "compagni": siete tutti VELTRONIANI!


"Altro che costituente comunista, qui facciamo una corrente simile al Partito Democratico". Così ha affermato Stefano Grondona, segretario del Partito dei Comunisti Italiani, durante il congresso del suo partito, che aggiunge: "A Napoli si è scelto Bassolino, qui scegliamo Cofferati. I comunisti vengono esclusi per favorire gli interessi locali del PD". Dopodichè ha abbandonato i lavori.


Come per dire: compagni, voi non siete veramente dei comunisti ma solo filo-veltroniani, para-pdisti.

Un po' come dire: andate a quel paese, io me ne vado perchè non sono nato comunista per morire democristiano (o meglio: veltroniano).

A parte questa uscita, pare evidente già da tempo che nella nostra cara Bologna i comunisti siano in crisi; e per fortuna! A peggiorare la già in diminuzione credibilità dell'area rossa per via del comportamento dei dirigenti nazionali, per la nuova consapevolezza riguardo le vittime e la crudeltà del comunismo, ci pensano i centri sociali. Categoria, questa, di sfaccendati e mantenuti, teppistelli e criminali la cui unica occupazione è drogarsi, fumare e - se c'è il tempo - di occupare qualche magazzino.
Ecco: questa è la loro idea di "politica", che a me sembra molto "vandalismo sociale"...


Cittadini, non lasciamoci fregare dagli inganni post-comunisti e progettiamo l'avvenire della città in funzione del benessere sociale. Benessere che i partiti con la falce e martello non sono da tempo in grado di realizzare poichè essi non sono più per il popolo, ma per i salotti mondani e borghesotti, come ci ha ricordato Fausto Bertinotti, che - guarda caso -, ha mandato fuori dal Parlamento la propria coalizione per la prima volta dal dopoguerra.


domenica 13 luglio 2008

I Consiglieri comunali? Firmano e vanno al bar. E IO PAGO!

Clamorosa pagliacciata ieri al Comune di Bologna. La commissione "Territorio e ambiente", riunitasi, registra presenti solo 21 consiglieri su 46 in tutto e nonostante il numero sia inferiore alla metà, 12 dei ventuno presenti firmano la loro presenza sul verbale ed escono dall'aula non appena compiuto tale gesto. Per regolamento, essi prenderanno comunque il compenso come se avessero partecipato interamente all'assemblea.

Restano così in 9 su 46 a prendere parte alla seconda istruttoria relativa al piano strutturale del territorio comunale.

E qui rientra in discussione la discussione - un tempo all'apice dell'interesse e ora consegnata all'oblio - sui costi della politica. Se, durante le sedute parlamentari si registrano molti episodi di assenteismo (da qui la nascita dei cosiddetti "pianisti" che votano anche per i colleghi assenti), ciò accade anche a livello locale. Ciò che è successo con la commissione "Territorio e ambiente" è solo la punta dell'iceberg della piaga dell'assenteismo e del lassismo bolognese che investe anche i dipendenti del Comune.

E' tempo che il comportamento di molti consiglieri comunali venga svelato ai cittadini bolognesi, perchè - ora che abbiamo chiaro lo spirito con cui i consiglieri si recano (anzi, NON SI RECANO) a Palazzo D'Accursio - appare chiaro il motivo per cui Bologna è immersa in così tanti problemi.

E come diceva una celeberrima massima di Totò: "E io pago!"

sabato 12 luglio 2008

Criminalità, degrado, lassismo. E il Comune? LATITANTE!

Incredibile la notizia di ieri. Si apprende che un bambino romeno di 12 anni (!) ieri si è presentato all'interno di un ambulatorio medico bolognese (via Procaccini) e ha minacciato la dottoressa di farsi consegnare i soldi, facendo intendere di avere una pistola sotto la maglietta (molto probabilmente non c'era).
La dottoressa di turno, benchè spaventata, non si è fatta intimorire e ha chiamato la polizia, provocando la fuga del bambino. Quest'ultimo è stato poi bloccato e riportato nel suo campo nomadi di Via Gobetti in quanto non imputibile per l'età.

E' un episodio certamente significativo. Premesso che - anche a fronte di questo fatto - la battaglia di Maroni per censire i rom è sacrosanta, si deve ravvisare l'assenza del Comune e delle istituzioni bolognesi. Ma cosa sta facendo Cofferati? Come agisce per risolvere la situazione di degrado sociale e culturale in cui è immersa bologna?

La risposta: nulla!

Il Comune è latitante, i cittadini perdono sicurezza giorno dopo giorno, si invocano provvedimenti a favore dei cittadini ma questi non vengono attuati! Ma allora ci si chiede: il Comune e Cofferati che ci stanno a fare?
Cittadini, dobbiamo darci da fare noi!